La paura di cambiare, di affrontare il nuovo è un sentimento molto diffuso che ci accomuna un po’ tutti; anche le persone più intraprendenti possono sperimentare la difficoltà di lasciare ciò che è certo per ciò che, invece, è ancora sconosciuto.
Personalmente non credo che, come si sente spesso dire, bisogna sempre forzarsi ad uscire dalla zona di confort: ritengo che sia importante riconoscere quando sentiamo il bisogno di sentirci al sicuro e preferiamo, quindi, non mettere a rischio le nostre certezze e le nostre abitudini a fronte di un esito incerto.
Qual è il messaggio?
La paura è un’emozione potente che ha sempre un messaggio da trasmetterci; per non farci condizionare eccessivamente dai nostri timori è necessario che impariamo a riconoscere questo messaggio, mettendoci in ascolto di noi stessi. Non penso che esista un libretto delle istruzioni che ci dica come comportarci e cosa è giusto.
Sta a noi riuscire stare in contatto con i nostri desideri e con le nostre emozioni per arrivare a comprendere qual è la scelta migliore da fare tenendo conto del nostro carattere, delle nostre aspirazioni e dei nostri valori. Quanto siamo disposti a metterci in gioco? Che obiettivi vogliamo raggiungere? Solo noi possiamo saperlo.
Vi propongo un breve racconto, che ha per protagonista una colomba e il suo dilemma tra la sicurezza e la libertà.
La colomba in gabbia
C’era una volta un principe che, affascinato dalla bellezza di una colomba bianca, fa preparare per lei una confortevole e spaziosa gabbia e invita la colomba a vivere lì. La colomba è onorata dell’invito e accetta. La gabbia ha tutto ciò che lei può desiderare. Vivere in questa gabbia significa che non deve far nulla per provvedere a ciò di cui hai bisogno, perché le viene fornito.
Col passare del tempo la colomba sente crescere dentro di se una profonda inquietudine che non sa bene decifrare. Sente nostalgia del cielo aperto, dei raggi del sole e della pioggia sulle piume.
Ogni tanto avrebbe voglia di sgranchire le sue ali, di volare, vedere le cose dall’alto di provare le vertigini e di sentire lo sforzo e l’impegno di raggiungere ciò che desidera. Da quando è in gabbia, invece, tutto le viene offerto gratuitamente. Gratuitamente? No. Quello che riceve ha un prezzo molto alto: la libertà.
Quando la colomba si rende conto che, in questi anni, ha confuso la sicurezza con la dipendenza, la gratitudine con la compiacenza, capisce che è arrivato per lei il momento di lasciare la gabbia, anche se così confortevole, e di ricominciare a volare.
Non sa, però, come. Non sa se chiedere il permesso al principe, ha paura che le dica di no. Non sa se corrompere chi, ogni tanto, viene a trovarla o se aspettare e sperare in un miracolo.
Mentre è presa da questi pensieri, si appoggia sulle sbarre della gabbia fa una scoperta che la riempie di stupore: la gabbia è aperta. Guarda attentamente per vedere se c’è qualche trappola.
Più osserva e più si rende conto che la gabbia è sempre stata così. Lei pensava di essere chiusa in gabbia, ma la porta è sempre rimasta aperta per consentirle di scegliere se rimanere o andare via. Dipende solo ed esclusivamente da lei.
In effetti capita spesso, dopo aver acquisito maggior consapevolezza, di renderci conto di essere noi stessi, al di là di tutti i condizionamenti cui siamo sottoposti, i primi artefici del nostro destino. L’importante, in definitiva, è salvaguardare la capacità di scelta di cui ognuno di noi è dotato.
Riferimenti: Casula, C. (2016). Giardinieri, principesse, porcospini. Metafore per l’evoluzione personale e professionale. Roma: Franco Angeli.