Storia della mia ansia

Storia della mia ansia

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L’ansia, protagonista dei nostri tempi e delle nostre giornate, è anche la protagonista dell’ultimo libro di Daria Bignardi, “Storia della mia ansia”.

Storia della mia ansia è la storia di Lea, che con l’ansia ha bisogno di fare pace: essendo figlia di una madre piena di paure, che cercava di tenere a bada ricorrendo a logoranti rituali ossessivi, l’ultima delle cose che vorrebbe è riconoscere di essere lei stessa una persona ansiosa.

Ma l’ansia abita anche in Lea, così come in tutti noi; lei ha una vita che, vista dall’esterno, appare gratificante, una vita riuscita. È una scrittrice di successo; scrive libri e opere teatrali, un lavoro che le piace e che lei considera anche come una cura, quando dice:

Era stata l’ansia

Mi sono concessa di riconoscere l’ansia solo quando ho creduto di aver scoperto la cura: scrivere storie, portarle in scena. È stata l’ansia a non farmi fermare mai […] Era stata l’ansia a generare la mia scrittura.

Oltre al lavoro c’è il privato: due figli adolescenti in crescita e Shlomo, il marito israeliano a cui la lega un amore tormentato. Il loro è un rapporto complesso: non riescono a stare l’uno senza l’altro, ma i conflitti, i silenzi carichi di rancore e le recriminazioni sono all’ordine del giorno, permeando ogni aspetto della loro vita in comune.

Improvvisamente, nel quotidiano di Lea fa la sua comparsa un ospite inatteso, che scompagina ogni equilibrio e rimette tutto in discussione: è la diagnosi, in seguito a controlli di routine, di un cancro al seno allo stadio iniziale.

Inizia la trafila delle cure, la preparazione all’intervento, gli estenuanti cicli di chemioterapia. Storia della mia ansia è la storia di una battaglia e di una presa di coscienza. Daria Bignardi, che è anche lei, come la sua protagonista, ansiosa e figlia di una madre ansiosa, scopre, proprio mentre era impegnata nella stesura di questo libro, di essersi ammalata di cancro e sceglie di includere nel romanzo parte della sua esperienza.

Attenzione, il tema della malattia di Lea non fa di questo libro “solo” un libro sul cancro; la protagonista rimane Lea e la sua costante ricerca di fare della propria vita un progetto in cui si riconosce. A proposito del suo romanzo Daria afferma:

Un libro sul rapporto fra amore ed ansia

Non è un libro sulla malattia e non è un libro sul tumore, è una storia d’amore, e sul rapporto tra l’amore e l’ansia. Il cancro è soltanto un evento che lo attraversa.

La scrittura è un mezzo introspettivo potente che l’ha aiutata ad affrontare e elaborare meglio quanto le stava succedendo. Sia per Lea, protagonista del libro, che per Daria, l’autrice, l’ansia si modifica, diventa ansia e voglia di vivere, di vincere la sua battaglia.

Il cancro irrompe nella vita di Lea, rimescolandone gli equilibri, e noi la seguiamo nel percorso attraverso cui cerca di reagire a quello che sta accadendo; non c’è fierezza o eroismo, c’è la lotta per farcela nonostante tutto, sopportando i momenti di sconforto e affrontando come meglio può le difficoltà che la travolgono.

Lea intreccia il suo cammino a quello delle persone che questa tremenda sfida le fa incontrare: medici, infermieri e Luca, che come lei è malato e lotta per sopravvivere. Ne nascono nuove emozioni e un modo nuovo di guardare le cose.

Intanto, pur se notevolmente modificata, la routine quotidiana di Lea prosegue. Pochi vengono messi al corrente della sua malattia. Lei lavora quando le forze lo consentono, litiga con Shlomo, che è sempre presente e le sta vicino nel modo in cui è capace: supporto pratico (la accompagna ogni giorno a fare la chemio, la aiuta a pagare le cure in un ospedale all’avanguardia grazie alla sua assicurazione medica) e poche effusioni.

E Lea continua la sua battaglia perché, dice:

Il peggior nemico

Il cancro non è che l’ultima battaglia, è non è stata la più difficile. È stata quella contro me stessa la battaglia più lunga e cruenta. Sono io il mio peggior nemico…

E prova a ricominciare da qui, dall’aver toccato con mano la precarietà della vita; lei che voleva sempre aver tutto sotto controllo adotta una prospettiva completamente diversa:

L’illusione

Ora che ho perso tutto, l’illusione di essere immortale, di essere giovane, di essere amata, ora che sono sola e affamata e coraggiosa come una belva nella giungla, ora sì che sono libera.

Anche Daria Bignardi, in un intervista di presentazione del libro, ha parlato per la prima volta in pubblico della malattia che si è trovata ad affrontare, sulla quale aveva mantenuto uno stretto riserbo, e ha detto di aver capito, con il tempo e la maturità, che l’ansia può essere buona o cattiva e che, se la riconosci, puoi cercare di usare l’ansia buona e combattere la cattiva:

L’ho accettata

Alla fine mi sono arresa, l’ho accettata, l’ho usata, ho capito che era il motore di tutto quel che facevo.

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