Di cosa parliamo quando parliamo di famiglia? Lo psicanalista Massimo Recalcati ha condotto su Rai3 Lessico famigliare, una tramissione in cui ha dialogato con il pubblico parlando di famiglia e di scuola.
Mi piace quando la psicologia offre spunti di riflessione che ci aiutano a guardare le cose da vari punti di vista; i temi toccati sono al cuore del nostro stare al mondo.
Genitori e figli
La famiglia è la prima comunità in cui siamo inseriti. In famiglia sperimentiamo, per la prima volta nella nostra vita, sia l’affetto e la protezione che le regole.
Recalcati parla di madre e di padre andando oltre la biologia, preferendo parlare di funzione materna e funzione paterna. La funzione materna si identifica con l’accogliere e il proteggere, mentre la funzione paterna ha il compito di dare delle regole che aiutino il figlio ad orientarsi nel mondo. Sono due funzioni complementari, entrambe necessarie per il benessere del figlio.
Sentiamo spesso dire che si impara facendo, che essere genitori è una questione di pratica e non serve “psicologizzare tutto”. Io sono d’accordo, proprio in quanto psicologa; il punto che la psicologia non vuole vedere problemi dappertutto. Vuole offrirci l’occasione di interrogarci sulle nostre esperienze, per aiutarci a viverle con maggiore serenità e consapevolezza.
Quando diventiamo genitori ci confrontiamo con i modelli che abbiamo avuto avuto, quelli che ci sono stati offerti dalla nostra famiglia di origine. Possiamo aderire o ribaltare gli insegnamenti che abbiamo ricevuto. L’importante è essere coscienti che possiamo scegliere in cosa ci riconosciamo.
La funzione materna
La madre accoglie il figlio nella sua unicità, offrendo un prendersi cura destinato proprio a quel figlio e a nessun altro; la sfida, in un rapporto così profondo, è riuscire a rispettare la libertà del figlio, non assorbendolo in un legame totalizzante. Il figlio sa che può contare sulla presenza della madre, ma sa anche che la madre non si sente minacciata dall’acquisizione di autonomia che avviene con la crescita.
Fin dal momento della gravidanza e del parto, amare un figlio significa accoglierlo e nutrirlo quando ne ha bisogno, lasciarlo andare quando è pronto ad affrontare il mondo.
Per questo è importante che la donna non si veda solo come madre, ma che mantenga un ruolo nella coppia, come partner, e la sua individualità di persona. Se una donna si identifica troppo con il suo ruolo di mamma rischia di soffrire molto nel momento in cui i figli adulti non hanno più bisogno della sua costante presenza.
La funzione paterna
Il padre fornisce le regole, ma non in modo insensibile, come un padre autoritario; sa comprendere, perdonare l’errore e non ha la pretesa di essere infallibile. Il padre insegna che non si può tutto. Questo è di grande aiuto al figlio, perché attraverso l’acquisizione del senso del limite diventiamo più umani e impariamo a combattere per quello che vogliamo: prendere coscienza del fatto che esistono dei limiti fa sorgere in noi il desiderio di superarli.
Così come la madre che ama sa promuovere l’autonomia del figlio e della figlia, il padre non pretende adesione al suo modo di essere, alle sue idee; sa, invece, riconoscere e rispettare il fatto che i figli siano persone differenti da lui, in grado di prendere la propria strada nel mondo.
La funzione paterna, secondo Recalcati, non si vuol dire con includere i figli in un progetto, in un piano familiare, ma salvaguardare il diritto ad essere loro stessi. Un padre che è in grado di amare la diversità dei figli offre loro un supporto prezioso per diventare adulti forti e sicuri di sé.
Il ruolo della psicologia
Ci sono tantissimi modi di vivere le relazioni, inclusi tutti i modi in cui si può declinare il termine “famiglia”. Se non ci poniamo delle domande corriamo il rischio di riproporre gli esempi che conosciamo, seguendoli o capovolgendoli, perché pensiamo che siano gli unici possibili.
Per questo motivo ho trovato così utili queste riflessioni. Voi cosa ne pensate?