La famiglia Belier

La famiglia Belier

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Crescere ci mette di fronte a un dilemma: chi siamo? Da piccoli, lasciamo che la risposta a questa domanda ci arrivi dall’esterno. Cosa accade quando, invece, tocca a noi rispondere? Questo film descrive in modo tenero e intelligente la sfida di diventare adulti.

Paula ha sedici anni, vive in un piccolo paesino francese con i genitori e il fratello. Ha una migliore amica, una cotta per il bel tenebroso della scuola ed è un’adolescente che, come tante adolescenti, si affaccia alla vita.

Se non fosse che è l’unica a sentire nella sua famiglia: la mamma, il papà e il fratello minore sono sordomuti. La ragazza fa da tramite tra i suoi cari e il mondo degli udenti con naturalezza, rivendicando orgogliosamente l’appartenenza alla propria famiglia, con cui condivide il quotidiano.

Un dono da coltivare

Un giorno, facendo l’audizione per il coro della scuola, Paula scopre di avere un talento inaspettato: una bellissima voce, una voce da cantante. E’ così dotata che il suo docente di musica le propone di tentare l’ammissione ad una prestigiosa accademia di musica a Parigi. Ed ora? Cosa dire ai genitori? Che vuole andare a vivere lontano? Per inseguire un sogno così distante dai loro orizzonti? E se non capissero? E se si sentissero traditi?

La situazione in cui Paula si trova è una situazione molto particolare. Tuttavia tutti noi, quando cresciamo, ci troviamo a creare dei nuovi equilibri con noi stessi e con la nostra famiglia d’origine.

Per la prima (e non ultima) volta nella vita, l’adolescenza ci mette di fronte alla necessità di ridefinire noi stessi. Siamo parte della nostra famiglia, ma siamo anche persone distinte, con una nostra identità. Sentiamo il bisogno di appartenere, ma anche quello di creare dei confini. E di spiccare il volo.

Il fatto che Paula sente e parla, anzi, canta, diversamente dalla sua famiglia, può essere letto, in termini più generali, come una metafora del fatto che tutti noi abbiamo qualcosa che ci rende unici e differenti. Possiamo rappresentare un piccolo grande mistero anche per i nostri stessi genitori, per le persone che ci sono più vicine e che ci conoscono da quando siamo nati.  

Prendere in mano il proprio destino

Come genitori, possiamo accettare e valorizzare le caratteristiche dei nostri figli, anche quelle che li rendono assai differenti da noi, incoraggiandoli ad essere se stessi e ad inseguire i propri sogni. Potremmo scoprire che riversano la determinazione  e l’impegno che abbiamo cercato di tramettere loro nei progetti personali che hanno saputo costruirsi.

Paula è tenace nel coltivare il suo talento per il canto non meno di suo padre che, nonostante sia sordomuto, decide di candidarsi come sindaco della sua città, affermando:

“Ho una possibilità su mille, ma voglio tentare. Prendo in mano il mio destino!”

Come tutti i rapporti anche quello tra i genitori e i figli si trasforma nel tempo. L’importante è che ci sia rispetto delle affinità e delle differenze; che esista la possibilità di sentirsi vicini, ma anche di avere i propri spazi.

Certe volte è difficile? Certo che lo è. Ci sono momenti di incomprensione? Sicuramente. Ne vale la pena? Sempre. E anche la famiglia Belier, grazie a Paula, lo scoprirà.

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